Argomento molto dibattuto e che mi viene chiesto quasi quotidianamente.
Parlo in merito alle tasse che si pagano sulla parte finanziaria, quindi su investimenti finanziari.
Abbastanza poco conosciuto è il sistema di utilizzare delle polizze di tipo Private Insurance che consentono di versare quanto viene calcolato come imposta fiscale soltanto nel momento in cui si riscatta questa polizza, totalmente o parzialmente.
Cosa significa? Tengo la polizza per 10 anni e al decimo anno riscatto l’intero importo versato: soltanto al decimo anno pagherò le imposte che sono maturate nel frattempo dal primo al decimo anno, con tutte le compensazioni.
Se un anno sono stato in plusvalenza e l’anno successivo ho avuto minusvalenze, questi si compenseranno, quindi alla fine pagherò soltanto il netto, rispetto ad esempio una gestione tradizionale, dove a fine anno, ogni anno, pago l’imposta.
L’imposta viene calcolata ma non viene pagata. Cosa significa? Che il capitale continua ad essere accumulato compreso anche delle imposte che si sarebbero dovute pagare.
Questo fa una differenza nel corso del tempo, perché se tutti gli anni risparmio il 26% su una plusvalenza del 5,6,10 o15%, questo denaro continua a rimanere mio.
E continuando ad investirlo, mi consente di generare un effetto esponenziale sul capitale complessivo.
Dall’altro lato, se devo pagare le imposte ogni anno, il mio capitale diminuisce di quella piccola parte o grande parte che vado a versare come imposta.
Quindi rappresenta un vantaggio non da poco.
Un altro sistema che si può utilizzare per andare a risparmiare sulle tasse è di utilizzare il cosiddetto regime di risparmio gestito rispetto al risparmio amministrato.
Il risparmio amministrato è quello che praticamente tutte le banche su cui si ha un deposito titoli applicano di default, cioè il risparmio amministrato è quello che viene considerato come standard dalle banche, a meno che il cliente non faccia richieste differenti.
Che cosa significa? Nel regime amministrato è la banca stessa che si incarica di fare I calcoli e i versamenti per conto del cliente, di pagare cioè le imposte per conto del cliente, ogni volta che fa le operazioni.
Quindi ogni volta che viene venduto un prodotto che è in plusvalenza si paga il 26% su quanto realizzato come plusvalore.
Il fatto è che in Italia le minusvalenze, cioè tutto il valore in meno quando io vado a vendere, un valore negativo rispetto a quello di acquisto, questa minusvalenza se è generata con uno strumento fondo investimento o uno strumento ETF, non può essere compensata con una eventuale plusvalenza dello stesso tipo.
Quindi avrò da una parte magari una plusvalenza per un prodotto finanziario che ho venduto e se utilizzo uno prodotto come un fondo comune di investimento o un ETF, questa non può essere compensata con una eventuale minusvalenza dello stesso tipo.
Su quella minusvalenza non posso andare a compensare, ma posso solamente mettere all’interno di uno zainetto fiscale, (ogni banca lo chiama un po’ a modo suo) e questa sarà compensabile nei quattro anni successivi ma non con strumenti fondi o etf ma con cosiddetti redditi diversi e quindi questo complica moltissimo la possibilità di recuperare.
Una modalità per poter recuperare le minusvalenze almeno in parte è di utilizzare la forma di Risparmio gestito.
Il risparmio gestito è quello che utilizzano ad esempio le gestioni patrimoniali, dove tutte le operazioni effettuate durante l’anno vengono considerate come effettuate al 31/12 di ogni anno.
Quindi viene fatto il calcolo su tutte le operazioni positive e negative e fatta la differenza.
Si pagano le imposte soltanto se il valore è positivo, se invece è negativo questa differenza negativa verrà trasferita nell’anno successivo.
E’ un modo per poter compensare qualunque tipo di prodotto finanziario che si abbia, quindi compensare diverse cose a fine anno.
Altra modalità ancora è quella di utilizzare il regime dichiarativo.
Il cliente della banca può scegliere il regime dichiarativo e quindi portare in dichiarazione dei redditi tutte le sue attività finanziarie positive (quindi plusvalenza) o negative (quindi in minusvalenza), fare le compensazioni e portare in dichiarazione dei redditi solamente la parte positiva eventualmente generata.
La responsabilità è del contribuente/cliente quindi la banca, dal momento in cui il cliente chiede di essere in dichiarativo non fa più nulla ma deve essere il cliente ad occuparsi di fare le dichiarazioni quindi fare anche i calcoli su quante tasse pagare, cosa abbastanza complessa.
Ci vuole un esperto fiscale che sia specializzato nel regime dichiarativo per i prodotti finanziari, perché altrimenti il rischio è quello di portare in dichiarazione dei valori che non sono corrispondenti esattamente alla realtà, basta sbagliare qualcosa all’interno della dichiarazione e scattano sanzioni.
Per cui è indispensabile utilizzare per forza un professionista molto specializzato su questo argomento.
Non va bene un commercialista generico, non va bene un CAF perché non hanno un’esperienza specifica sull’argomento “prodotti finanziari”, quindi non sanno come calcolare le minusvalenze, quali sono i valori di partenza e diventa veramente complesso.
Le possibilità per risparmiare legalmente sulle imposte da rendite finanziarie esistono.
Bisogna capire quali sono quelli più adatti al caso alla persona in questione.
Potrebbero essere anche più di una di queste soluzioni applicate magari anche conto per conto a seconda di che cosa si ha ad esempio come finanziari all’interno del conto.
Per cui possibilità ce ne sono, bisogna essere informati, essere disposti anche a incaricare qualcuno di approfondire le questioni in modo da portare il miglior risultato possibile.